L’Osservatorio Astronomico Bellatrix, come struttura permanente, inizia le sue attività nel novembre del 1997, quando un telescopio Celestron  C11- f/10 su una montatura Losmandy G-11 vennero installati all’interno di un locale con tetto scorrevole a Ceccano (FR).

Il riflettore computerizzato Vixen 150-f/5 (1984)
Il riflettore computerizzato Vixen 150-f/5 (1984)

L’esperienza e le attività astronomiche dell’autore, tuttavia, sono decisamente anteriori: il primo telescopio mai adoperato nello stesso sito, un rifrattore da 60 mm, risale al 1983 e permise l’osservazione del Sole, della Luna, di qualche stella doppia e alcuni oggetti del profondo cielo. Nel 1985, in attesa del passaggio della cometa di Halley, arrivò un nuovo telescopio, un riflettore newtoniano Vixen Super Polaris R-150S, diametro 1500mm, f/5: uno strumento molto buono, dotato di elettronica molto avanzata, ancora funzionante. Esso rese possibile l’avvio di una intensa attività osservativa, che includeva un buon numero di oggetti celesti deep-sky: i primi rapporti osservativi iniziarono ad apparire sull’importante mensile “l’Astronomia”.

Nel 1988 venne introdotta l’astrofotografia: tutte le pellicole e le stampe venivano personalmente sviluppate in una camera oscura realizzata in osservatorio, al fine di garantire i migliori risultati possibili. Emulsioni speciali come la Technical Pan 2415 ipersensibilizzata venivano comunemente utilizzate e le immagini venivano regolarmente pubblicate su riviste, libri ed enciclopedie.

Dopo 5 anni, nel 1993 l’autore cominciò a sperimentare i primi dispositivi CCD per immagini astronomiche. Le possibilità di questa tecnica rivoluzionaria, suscettibile di notevoli applicazioni scientitiche, appervero davvero impressionanti. Da allora l’astrofotografia venne dismessa, a favore della tecnologia digitale. Dal 1993 al 1997, le attività osservative vennero temporaneamente sospese, per via degli impegni universitari dell’autore, all’epoca studente di astrofisica presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

Onde di polveri nella cometa Hale-Bopp - 1997
Onde di polveri nella cometa Hale-Bopp – 1997

Nel 1995 accadde qualcosa: il 22 luglio Alan Hale e Thomas Bopp scoprirono una cometa, destinata a lasciare una traccia profonda nella storia, promettendo uno show memorabile per la primavera del 1997. Le prospettive di un tale evento portarono nuova vita alle attività dell’autore, che contattò la Santa Barbara Instrument Group (SBIG) per avere in prestito una delle loro camere CCD, al fine di contribuire allo studio della nuova cometa. Nel dicembre del 1996 Richard Schwartz (SBIG) accordò il prestito di una camera ST-7 per mezzo del loro distributore italiano Auriga. Essa venne utilizzata intensamente sin dall’inizio e durante la prima metà del 1997 fornì risultati eccellenti, naturalmente anche sulla cometa Hale-Bopp (le cui immagini vennero pubblicate dalla NASA e dal JPL sui loro siti web). Proprio per rendere quelle immagini disponibili alla comunità, il 30 aprile 1997 l’autore lanciò il sito dell’Osservatorio Astronomico Bellatrix, che divenne uno dei più autorevoli e popolari siti astronomici in Italia, oltre che uno dei primi in assoluto mai realizzati e ad oggi ancora esistente.

La stella variabile V418 Vul, scoperta da G. Masi nel 1997
La stella variabile V418 Vul, scoperta da G. Masi nel 1997

Il 1 agosto 1997 arrivò la prima importante scoperta astronomica: una nuova variabile di tipo Mira nella costellazione di Vulpecula, molto vicino alla famosissima nebulosa Messier 27, detta “Dumb-bell”. A quel punto, venne acquisito un telescopio decisamente più potente (un C11 + Losmandy G11), capace di sostenere meglio le necessità scientifiche di quello che sarebbe diventato l’Osservatorio Bellatrix. Un importante progresso!

 

Da allora è praticamente impossibile menzionare i tanti sviluppi occorsi. Nel 1998 l’osservatorio è diventato la stazione italiana del Center for Backyard Astrophysics (Columbia University, New York) e del VSNET Collaboration Team (Kyoto University, Japan), mentre veniva anche avviato un nuovo campo di studi, destinato ad avere una grande importanza nella carriera scientifica dell’autore: l’osservazione di asteroidi e comete, particolarmente dei cosiddetti near-Earth objects (NEOs: letteralmente “oggetti vicini alla Terra”). Sono stati scoperti circa 20 asteroidi (il primo nel febbraio del 1998), molti di essi oggi con un nome definitivo. Tuttavia, l’attività scientifica è molto ampia, spaziando dagli asteroidi alle stelle variabili, dalle comete ai fenomeni transienti.

L'impressionante curva di luce di WZ Sge nell'outburst del 2001
L’impressionante curva di luce di WZ Sge nell’outburst del 2001

Negli ultimi 15 anni l’Osservatorio Bellatrix ha avuto molti periodi intensi, come nel luglio del 2001, quando la famosa variabile cataclismica WZ Sge entrò in outburst, ispirando la campagna osservativa più intensa che si fosse mai vista al tempo (e l’Osservatorio ne fu il leader). Ad oggi , le attività principali consistono nella fotometria di stelle variabili e asteroidi, nell‘osservazione fotometrica dei transiti di pianeti extrasolari e nel follow-up ottico e spettroscopico di possibili supernovae. Queste attività si aggiungono all’astrometria di comete e asteroidi.

Nel gennaio 2006, l’intera strumentazione fu interamente aggiornata, mantenendo solo l’ottica C11. Essa venne installata su una montatura robotica Vixen New Atlux Mount, controllata via PC attraverso il suo microcomputer Skysensor 2000PC grazie all’apposita suite della Software Bisque: il telescopio divenne anche accessibile da remoto, via internet. Era la nascita del Virtual Telescope Project, ufficialmente nato il 20 Augosto 2006! Era solo l’inizio di una straordinaria avventura. Nel 2007 una nuova struttura sostituì quella che aveva fino ad allora ospitato i telescopi, rendendo possibile l’installazione di un secondo telescopio di buon diametro.

Il telescopio C11 su montatura Vixen Atlux - 2006
Il telescopio C11 su montatura Vixen Atlux – 2006

 

Subito dopo,  il tubo da 11″ venne installato su una montatura robotica Paramount ME, un salto epocale nel mondo dell’astronomia robotica; un altro C11 venne collocato sulla montatura New Atlux. Successivamente, un tubo C14 venne installato sulla Paramount e per tre anni lo staff ha cercato di individuare un secondo, importante e prestigioso strumento; alla fine, la scelta è caduta su un Planewave 17″-f/6.8 Corrected Dall-Kirkham Astrograph ospitato su una seconda montatura robotica Paramount ME. Esso fu uno dei primi telescopio di questo tipo ad essere introdotti nel mondo.

Così il setup finale consiste di due ottiche (un C14 e un PW17), entrambe su montatura completamente robotica Paramount ME. Entrambi gli strumenti utilizzano una camera CCD della SBIG (ST8-XME sul C14 e STL-6303E sul PW17).

Mentre entrambi gli strumenti sono utilizzati per ottenere immagini superlative ed eccellenti dati scientifici, anche grazie all’ottimo seeing del sito (valor medio 1.8″), i due telescopi sono stati accuratamente specializzati per applicazioni diverse: il C14 è capace di effettuare fotometria di altissima precisione (entro pochi millesimi di magnitudine), mentre il PW17 offre un ampio campo altamente corretto per immagini e detection di oggetti estremamente deboli, ideale per astrometria di deboli asteroid near-Earth e comete. Essi offrono filtri per riprese a colori, banda stretta e fotometria, per soddisfare le esigenze degli astronomi professionisti ed i sogni degli appassionati, sia esperti che alle prime armi.

Le unità C14 (sinistra) e PW17 (destra) ora parte del Virtual Telescope Project
Le unità C14 (sinistra) e PW17 (destra) ora parte del Virtual Telescope Project

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